Sven Hassel - L' ultimo assalto (2001), Sven Hassel

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Sven Hassel
L'ultimo assalto
traduzione di
Mario Rossi
Titolo originale dell'opera:
GLEMT AF GUD
A causa delle gravissime perdite a Stalingrado e
della terribile mancanza di truppe di riserva, il
Fiihrer ha ordinato che il periodo di gravidanza
va ridotto con effetto immediato da nove a sei
mesi.
Il caporal maggiore Joseph Porta al caporal
maggiore Wolfgang Creutzfeldt
Salonicco, autunno 1943
2
Se non sto in guardia quel maledetto Himmler
rinchiuderà tutti i miei amici nei suoi campi di
concentramento.
Gòring al feldmaresciallo Milch
22 settembre 1943
Cantando a squarciagola, il nostromo Claus Pohl lascia il
bordello
«
Dove scivola scivola
»
di Pirgo. In lontananza si
sente il chiasso di una zuffa fra un gruppo di marinai tede-
schi e alpini italiani.
Claus Pohl ride contento e decide di prendervi parte, poi
rapidamente cambia idea poiché adocchia una bella ragazza
già notata in serata.
«
Ciao, tesoro », grida, e la sua voce echeggia nella strada
silenziosa. « Aspetta la flotta! È pericoloso navigare fuori del
convoglio!
»
S'infila due dita fra le labbra e lancia un fischio
stridulo che mette in fuga i gatti.
La ragazza si gira e gli sorride interessata.
Claus accelera il passo. Al bordello lo hanno imbrogliato.
Troppi clienti e poche donne. Lancia ancora un fischio, ma
ormai è così vicino alla ragazza che non nota alcuni uomini
sbucati da una stradina laterale che lo inseguono.
La ragazza s'infila in un vicolo. Quando ci svolta anche
lui, è come se la ragazza fosse stata inghiottita dalla terra.
Quattro uomini lo circondano.
« Perdio! » esclama, e fa per impugnare la P-38.
Una mano esperta gli passa dal di dietro una sottile cor-
dicella attorno al collo e stringe. Claus rantola, si piega sulle
ginocchia dimenando disperatamente le braccia. Il berretto
da marinaio rotola per la strada come una ruota.
Uno degli uomini gli sferra una pedata all'inguine, un altro
gli assesta un colpo sulla nuca col calciò di una pistola.
La mattina dopo il nostromo Claus Pohl verrà trovato da
alcuni civili greci, che informano la polizia. Il cadavere nudo
3
è stato buttato nella fogna a pochi metri dal comando tede-
sco. L'identificazione del cadavere è difficoltosa. Solo quan-
do l'unità di flottiglia da cui dipende ricerca Claus Pohl, si
potrà dare un nome alla salma.
Comunque il caso Claus Pohl viene sbrigato come un fatto
di normale routine. Ogni giorno cadaveri svestiti di soldati
tedeschi vengono trovati nelle città greche.
Due ore più tardi tre prigionieri greci sono impiccati in
piazza per rappresaglia.
4
LA FORESTA DI CACTUS
Gli uomini osservano i cadaveri, gonfi fino all'inverosi-
mile per il gran caldo. Ai margini del pozzo galleggia il
cadavere di un tenente al quale è stata strappata la lingua;
la bocca è colma di una massa di sangue coagulato.
« Deve aver fatto un male infernale », dice Porta indi-
cando l'ufficiale morto.
« Se fosse sopravvissuto avrebbe, in tutti i casi, finito di
strillare », dice Bufalo passandosi la lingua sulle labbra es-
siccate dal sole.
« Nel frutteto hanno legato un paio d'uomini agli alberi
facendoli ciondolare finché non son morti », dice Fratelli-
no scacciando le mosche con un lembo di stoffa strappata
a una uniforme greca.
« Perdio, gli taglio l'uccello », esclama Scheletro estraen-
do il pugnale da para dallo stivale.
« E tu saresti un sottufficiale », ridacchia Porta. « Il
guaio è che della morte conosci ben poco. »
« Anche i partigiani hanno diritto a divertirsi », ribatte
Fratellino. « Noi tedeschi ce ne potevamo anche rimanere
a casa.»
Porta apre la bocca irrigidita dell'ufficiale morto e con
una pinza da dentista che luccica per un attimo al sole
strappa dorila mascella del cadavere due denti d'oro.
Fratellino si appropria di un portasigari, lo apre, ne e-
strae un grosso sigaro brasiliano, poi con l'aria distaccata
di un superdirigente d'azienda si rifugia all'ombra d'un al-
bero e se lo accende, dopo aver fatto rotolare con un cal-
cio per un ripido pendio il cadavere mutilato d'un soldato.
« In guerra anche i cadaveri possono essere utili », dice
Porta. « Servono a tener lontane le mosche da noi vivi. »
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